TORONTO – Il commento di Gino Bucchino, autorevole vice segretario del CGIE, ed uno dei fautori della "battaglia" per il canale di Rai International:
Pur se con alcune riserve, che sono d’obbligo quando un nuovo corpus appena emanato deve essere sottoposto alla verifica pratica, in generale non si può che esprimere soddisfazione per la pubblicazione di ieri, giovedì 16 dicembre 2004, delle nuove norme che regoleranno d’ora in avanti il settore radiotelevisivo in Canada e, in questo ambito, l’accesso dei canali stranieri, inclusa in particolare Rai International.
L’annuncio della Canadian Radio-television and Telecommunications Commission-CRTC, l’Authority canadese in materia, giunge a coronamento di un lungo processo il cui primissimo seme fu gettato dal Comites di Toronto, dove fu redatto il testo della prima petizione il cui risultato fu la raccolta di 38.000 firme.
La seconda petizione, conclusasi l’anno scorso, è storia recente, con la raccolta di oltre 103.500 firme di adesione. In entrambi i casi è stata fondamentale l’opera collettiva di tutti i Comites canadesi – Montréal, Toronto, Ottawa, Edmonton e Vancouver – del Consiglio Generale degli Italiani all’estero (CGIE) e della comunità italiana, dalle associazioni ai privati che, con entusiasmo hanno risposto all’appello.
Certo, come in tutti i casi, il provvedimento rappresenta anche un compromesso che serve a salvaguardare le realtà canadesi esistenti: per accedere al programma digitale Rai International occorre prima essere abbonati a un programma trasmesso in via tradizionale (“analogico”) in italiano. Il principio è valido, e sarà nell’interesse dei distributori far sì che l’accesso avvenga a costi accessibili. Ed è su questo punto che i Comites, adesso, sono chiamati a vigilare nell’ambito della loro funzione di tutela degli interessi della collettività.
Ma non deve sfuggire il punto fondamentale della questione: finalmente è stato recepito il principio del diritto all’informazione integrale e non manipolata, ed è questa la vittoria fondamentale di cui la comunità italiana e tutte le espressioni organizzate dell’emigrazione possono andare fieri.
Gino Bucchino