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26 gen 2005Fumo: un miliardo di morti alla fine del 21 secolo: Inchiesta di Oscar Bartoli

Inchiesta di Oscar Bartoli
(Italia Estera) Il bilancio dell’epidemia del tabacco è senza precedenti nella storia: il tabacco ha ucciso 62 milioni di persone dalla Seconda Guerra mondiale e sarà responsabile della morte  di oltre 100 milioni di individui nei prossimi venti anni. Fronteggiando un disastro di queste proporzioni, uno può legittimamente sollevare domande riguardo alla responsabilità dell’industria del tobacco che, protetta da battaglioni di avvocati, è risultata invincibile per 40 anni. A seguito della decisione presa dalla Corte del Minnesota, dieci milioni di documenti interni sono stati resi pubblici, permettendo di rivelare il comportamento dell’industria del tabacco.
 
"Con una eccezione, gli individui che abbiamo avvicinato ritengono che il fumo sia la causa del cancro ai polmoni" stabilisce un rapporto degli investigatori della British American Tobacco (BAT) agli inizi del 1958. Tuttavia, in una nota diffusa lo stesso anno, l’Imperial Tobacco, una sussidiaria della BAT, faceva la seguente affermazione: "Dichiaro che alla luce di quanto conosciuto non vi è prova assoluta che il fumo determini il cancro ai polmoni e  molti dati suggeriscono che non ne sia la causa." Nel 1962, un rapporto ufficiale del Royal College of Physicians di Londra per primo ha rilevato l’impatto del tobacco sulla salute. I produttori privati di sigarette hanno risposto nel 1977 in occasione dello Shockerwick House Summit creando l’International Committee on Smoking Issues (ICOSI), e decidendo di negare ogni effetto di casualità tra il tabacco e la malattia, affermando che i fumatori sanno cosa li aspetta, con lo scopo di evitare di essere obbligati a indicare il contenuto di catrame e di nicotina, ogni limitazione nella pubblicità e sottraendosi alla dichiarazione che alcune sigarette potrebbero essere meno dannose di altre.
 
"La nicotina è una droga . . . eccellente", affermò Sir John Ellis di BAT nel 1962. "La natura del business del tobacco e il ruolo cruciale della nicotina al suo interno." era il titolo di un rapporto del 1972 scritto da C.E. Teague Jr. della R.J. Reynolds. La ciliegina sulla torta fu una dichiarazione della BAT nel 1980 secondo cui: "BAT dovrebbe imparare a guardare a se stessa più come ad una azienda farmaceutica piuttosto che ad un’industria del tabacco". Questo tuttavia non ha impedito al Tobacco Institute (ora smantellato) di fare affermazioni negative pubbliche, nè che i dirigenti di sei società che producono sigarette commettessero spergiuro di fronte ad un Comitato della Camera dei Deputati USA in data 14 Aprile 1994, affermando che "Io credo che la nicotina non dà dipendenza".
 
"Ammoniation”, il trattamento con l’ammoniaca, è il segreto della Marlboro", ha scritto C.E. Teague della R.J. Reynolds nel 1973. Infatti, l’ammoniaca aumenta la proporzione della nicotina libera, che penetra più rapidamente nel sangue rispetto alla nicotina convenzionale. Nel 1983, la British American Tobacco ha ottenuto attraverso la tecnologia del DNA della pianta la possibilità di manipolare geneticamente il tabacco in modo da aumentare la concentrazione di nicotina e ha consentito di creare la pianta Y-1, che cresce ed è usata in molte nazioni, inclusa la Francia. "Y-1 dà il 50 per cento in più di nicotina per acro, persino con il 20 per cento in meno di foglie" (BAT: 1990). I produttori di sigarette hanno commesso spergiuro per la seconda volta nell’Aprile 1994, quando hanno negato la manipolazione del contenuto di nicotina delle sigarette.
 
"Per assicurare un incremento della crescita nel lungo termine alla Camel Filter, la marca deve aumentare il suo share di penetrazione tra I gruppi che vanno dai 14 ai 24 anni che sono portatori di valori più liberali e rappresentano il business del domani nel settore delle sigarette" (R.J. Reynolds, 1975). Per molti  anni l’industria ha negato di avere focalizzato le sue azioni di marketing tra i giovani, anche se il personaggio di Joe il Cammello, lanciato nel 1988, è familiare ai bambini di sei anni quanto Topolino. Le sigarette Camel, che erano le preferite dallo 0.5% dei giovani americani nel 1976, hanno superato il 32.8% di share del mercato illegale di sigarette tra i minori nel 1998. All’insegna del “nessuno escluso”, nel 1979  un documento della Philip Morris sosteneva: "Marlboro domina tra i diciassettenni e fasce d’età inferiori, catturando più del 50% del mercato". I miliardi di dollari spesi in pubblicità e sponsorizzazioni dai produttori di sigarette non hanno altro scopo se non quello di indurre i ragazzi e gli adolescenti a provare i loro prodotti il più presto possibile. La nicotina poi farà in modo che diventino consumatori affezionati.
 
"Voglio essere chiaro: è inutile prendersi in giro. Questo funziona. Cioè l’impatto delle tasse sul consumo" ha detto William Neuville, un membro del Canadian Tobacco Manufacturers Council nel 1990. Tasse più alte sul tabacco aumentano le entrate governative, nonostante il declino del consumo che esse determinano. Sebbene l’industria sostenga che le tasse fanno aumentare il contrabbando, i suoi documenti interni dimostrano che essa incoraggia ed organizza il contrabbando per incrementare i propri guadagni. Leslie Thomson, direttore di una sussidiaria della R.J. Reynolds , è stato condannato negli Stati Uniti nel 1999 e in Canada nel febbraio del 2000 dopo avere confessato e concordato la sua collaborazione. I governi del Canada, Colombia e Ecuador hanno fatto causa per recuperare i mancati guadagni a seguito dell’evasione delle tasse doganali da parte delle industrie del fumo. Dopo due anni di inchieste da parte del European Fraud Suppression Office [ufficio europeo anti-frode], nel novembre del 2000 la Commissione Europea ha annunciato l’inizio di una causa negli Stati Uniti contro la Philip Morris, R.J. Reynolds  e Japan Tobacco per contrabbando nell’Unione Europea. Nel giugno del 1998, Jerry Lui, responsabile per le esportazioni del gruppo BAT in Hong Kong, è stato condannato a tre anni e otto mesi di prigione per avere accettato bustarelle dai contrabbandieri. Una analisi dei documenti del BAT è particolarmente interessante. Il 3 Febbraio del 2000, il suo vice presidente, K.J.Clarke, già Cancelliere dello Scacchiere e Ministro per la Sanità, ha dichiarato al Guardian: "Laddove il governo non vuole agire o i suoi sforzi sono senza successo, noi agiamo, su base legale nella considerazione che le nostre marche devono essere disponibili in concorrenza con quelle degli altri competitori sia nel mercato del contrabbando che in quello legittimo." Il 30 Ottobre del 2000 il Dipartimento del Commercio e dell’Industria ha fatto irruzione negli uffici della BAT, iniziando a investigare il tuolo giocato dalla BAT nel gigantesco commercio internazionale del contrabbando di sigarette. Un terzo dei mille miliardi di sigarette che sono esportati sparisce nel contrabbando. La World Bank ha sostenuto che questo traffico internazionale dipende più dal livello di corruzione di una nazione che dal livello di tassazione delle sigarette. Noi sapevamo che l’industria dele sigarette è atipica e che una cartina da sigarette la divide a malapena dal crimine organizzato.
 
Nel 1978, la Roper Organization for the Tobacco Institute ha affermato che "Quello che il fumatore fa al non fumatore. . . consideriamo questo come l’argomento più pericoloso che abbia mai attaccato l’industria del tabacco.” L’industria, con Philip Morris a suo capo, ha creato il “Whitecoat Project” [progetto tuta bianca] in modo da “riunire un gruppo di scienziati organizzati da uno scienziato nazionale come coordinatore insieme ad avvocati americani per esaminare la letteratura scientifica e lavorare sull’ETS per mantenere viva la controversia” (Londra, febbraio 1988). I produttori di tabacco hanno inoltre cercato di influenzare prestigiose riviste scientifiche come Lancet. Un’inchiesta dell’indistria del tabacco ordinata dal WHO [Organizzazione Mondiale della Sanità] ha rivelato l’esistenza di un piano d’azione fatto nel 1988, il Boca Ration Action Plan, le cui attività sovversive erano “ attentamente preparate, profumatamente sovvenzionate e per lo più nascoste” e che inoltre tenevano sotto mira altre agenzie dell’ONU.
 

L’industria del tabacco ha scritto il proprio capo d’accusa

Ha nascosto e poi negato i pericoli del tabacco.

Ha nascosto e poi negato che la nicotina è una droga

Ha manipolato la nicotina e poi negato di averlo fatto.
 
Ha deliberatamente puntato sui giovani e poi negato di averlo fatto.
 
Ha organizzato il contrabbando internazionale del tabacco.
 
Ha creato falsi conflitti d’opinione sui pericoli del fumo passivo.
 
Ha organizzato campagne di disinformazione utilizzando
organizzazioni fraudolente di comunicazione.
 
Chiaramente, le centinaia di milioni di  morti causate dal tabacco durante il ventesimo secolo non sono attribuibili ad una scelta consapevole di adulti responsabili; essi sono le vittime di una deliberata, aggressiva e arrogante politica messa in atto da un’industria che promuove i suoi interessi finanziari a livello internazionale, senza tener conto della vita umana e della legge, utilizzando l’inganno, falsità, ipocrisia e corruzione. La sua responsanbilità è stata riconosciuta l’ 8 December 1999 in Francia, in prima istanza, nella causa promossa contro l’industria francese del tabacco (SElTA) da un fumatore che è poi morto per tre tumori connessi con il tabacco.
 
Il 14 luglio del 2000, questa responsabilità è stata ancor più severamente riconosciuta (145 miliardi di dollari di risarcimento) in Florida nella causa Engle contro l’industria americana del tabacco. La storia non è ancora chiusa. Ma la reale esistenza di un’industria del tabacco che opera secondo queste linee di intervento merita di essere sottoposta a esame. Ecco perchè l’attenzione dei governi deve essere rivolta al ruolo di leader e di ricerca della qualità della vita giocato dalla WHO, che promuove risposte effettive nell’Europa centrale e dell’est e nel mondo intero.
 
La WHO è stata incaricata di introdurre, entro il 2003, un sistema internazionale di controllo sul tabacco, dalla coltivazione alla pubblicità. Questa risposta deve essere commisurata all’ampiezza del danno causato globalmente dal tabacco (un miliardo di morti previsto alla fine del secolo 21mo). Alla luce di queste problematiche di grande importanza, è determinante che questa convenzione di base sia capace di censire le attività dell’industria del tabacco, che costantemente si avvale di ogni cavillo legale per fare circonvenzione dello spirito della legge.
 
Per concludere, non c’è miglior esempio di menzogna da parte di un’intera industria, di artificio, prepotenza e ipocrisia, di desiderio senza limiti di profitti, il tutto risultante nel più grande disastro globale mai avvenuto. Il vero scopo di questa convention sul controllo del tabacco è far di tutto affinchè le nazioni diano alla WHO il vigoroso appoggio necessario per rispondere alla strategia globale e profittatrice di un’industria che vende la morte.
 
Gerard Dubois
 
(Nel corso del seminario di Bruxelles organizzato da OLAF sulla “Communicazione Antifrode” il Prof. Dubois ha detto che sul mercato del contrabbando sono presenti da qualche tempo confezioni di sigarette delle più note marche contraffatte dai cinesi con tabacco scadente e sostanze dannose, ndr.)
 
Riconoscimenti
Presentato al WHO Public Hearings on the Framework Convention on Tobacco Control (FCTC), Geneva, October 2000.
Una version più lunga, in francese, è stato pubblicata in La Revue de Pneumologie Clinique.
 
Riferimenti
1 Peto R, Lopez A D, Boreham j, Thun M, Heath C. Mortality from tobacco in developed countries: indirect estimation from national vita! statistics. Lancet 1992; 339: 1268-1278.
 
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7 Fischer PM. Schwartz M P, Richardo J W Jr. et al. Brand logo recognition by children aged 3 to 6 years. Mickey Mouse and Old Joe the Camel. JAMA 1991; 266: 3145-3148.
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11 Merriman D, Yurekli A, Chaloupka E How big is the world- wide cigarette smuggling problem? In: Curbing the epidemic. World Bank Publication 1999: 122 pages.
12 Dubois G. La nicessaire internationalisation de la lutte contre
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13 Resisting smoke and spin. Editorial. Lancet 2000; 355: 1197. 14 ZelmerT, Kessler D, Martiny A, Randera E Tobacco company
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