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19 gen 2005ITALIANI ALL'ESTERO - Università svizzere, addio alla lingua italiana?

 (Italia Estera)- BASILEA - I Consiglieri del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE) eletti in Svizzera esprimono preoccupazione e contrarietà rispetto alle dinamiche che nella Confederazione elvetica stanno determinando il ridimensionamento della lingua italiana  in alcuni atenei e lanciano un grido dall'arme di fronte alla soppressione delle cattedre di italianistica nelle università di Neuchâtel e Basilea.

Nello specifico, sostengono le richieste avanzate dagli studenti, dai docenti e dal Comites di Neuchâtel, scesi in piazza sabato scorso per contrastare l'annunciata volontà di chiusura della cattedra italiana nell'ateneo neocastellano. Condannano inoltre senza riserve le politiche miopi che riducono a poca cosa l'importanza della cultura umanistica in Svizzera e della lingua italiana (terza lingua nazionale), in netta contrapposizione con il dettato costituzionale (art. 90) che tutela le minoranze di questo paese, fondato sulle diversità linguistiche e culturali della sua popolazione.  

Di fronte a questa pericolosa strategia di ridimensionamento della lingua italiana, il cui effetto si ripercuote non solo sulla comunità italiana ma anche su una delle più interessanti regioni della svizzera meridionale - il Ticino e una parte dei Grigioni -, i consiglieri del CGIE chiamano a raccolta con urgenza tutti i Comites, il mondo associativo e culturale, come anche gli enti e le rappresentanze italiane e svizzere nella Confederazione,  invitandoli ad intraprendere le iniziative idonee per contrastare con determinazione un progetto che non può trovare giustificazione soltanto per i suoi significati economici.

In pari tempo chiedono segnali forti al Governo ticinese e al Governo italiano, affinché con un'azione incisiva e coordinata si facciano valere per il rispetto e la difesa della lingua italiana nella Confederazione. Non sono in gioco soltanto i legittimi interessi degli studenti coinvolti, bensì quelli di un milione di italofoni che abitano in questo paese. La difesa della loro lingua - e dei valori culturali che da essa discendono - non può essere affidata al solo spirito convegnistico che in un paio di occasioni l'anno si propone di amplificare e diffondere l'importanza dell'italiano in Svizzera. Occorre molto di più in termini di sinergie e ai rappresentanti dello Stato italiano in Svizzera non può sfuggire l'importanza del pieno coinvolgimento dei cattedratici che insegnano l'italiano nelle università elvetiche ai convegni e alle iniziative di carattere culturale organizzati nel segno della lingua e della cultura italiane.

Su questioni così fondamentali, i consiglieri del CGIE chiedono inoltre maggiore consultazione e scambio d'informazioni con l'intera rete di rappresentanza e associativa, per evitare una deriva culturale che produrrebbe danni irreparabili. (Franco Narducci, Claudio Micheloni, Dino Nardi, Anna Rüdeberg-Pompei, Michele Schiavone)




 
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