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17 gen 2005GIUSTIZIA – L’anno giudiziario si apre tra le proteste delle toghe

 
Al via l'apertura dell'anno giudiziario tra le proteste dei magistrati che a Roma hanno indossato le toghe nere in segno di lutto, mentre a Palermo i pubblici ministeri  erano assenti per l'arrivo del ministro della Giustizia, Roberto Castelli.
 
A Milano il procuratore generale della Repubblica, Mario Blandini, ha denunciato che cresce la sfiducia dei cittadini nella giustizia italiana, sottolineando il suo 'giudizio critico globalmente negativo sul funzionamento della giustizia nel Paese e nel distretto'.
 
Dal procuratore generale di Torino, Giancarlo Caselli, e' arrivato un duro atto d'accusa nei confronti della riforma che definisce 'una grande occasione sprecata' ed ha prodotto la preoccupazione, 'che invece di farsi carico di migliorare l'efficienza del sistema giustizia, si punti a un altro obiettivo: controllare i giudici, sterilizzare l'indipendenza della magistratura, 'colpevole' di aver fatto il suo dovere indirizzando il controllo della legalita' non solo verso i deboli e gli emarginati, ma anche verso i 'colletti bianchi' e le deviazioni del potere'.
 
Critico nella sua relazione anche il procuratore generale della Repubblica di Firenze, Giorgio Brignoli: 'La legge-delega sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, rinviata alle Camere dal Presidente della Repubblica, anzichè incidere in senso positivo sulle disfunzioni della giustizia penale, determinerebbe un aggravamento dell'inefficienza attuale'.
 
'Non e' cambiato nulla. La giustizia naviga ancora in violazione dell'art. 111 della Costituzione' ha detto a Roma il procuratore generale presso la Corte di Appello Salvatore Vecchione. 'La produzione legislativa di quest’anno -ha sottolineato- non rappresenta nessuna connessione con il principio della ragionevole durata dei processi'.
 
Alla cerimonia i magistrati del Tribunale di Roma si sono presentati in toga per 'rappresentare la situazione della giustizia che e' in una situazione di lutto - ha spiegato il presidente Luigi Scotti -. Una situazione non certo allegra... Ma la nostra toga rappresenta anche qual e' il nostro vestito di lavoro e noi siamo venuti qui per rappresentare il nostro sforzo ed anche la nostra tristezza per la situazione in cui versa la giustizia'.
 
Non usa mezzi termini anche il procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli, Vincenzo Galgano. 'La normativa che ci riguarda cammina all'indietro' ha detto Galgano. 'Tocca a noi, a voi magistrati -ha esortato- di confermare con i fatti la prevalenza su tutti i restanti valori, di quelli dell'indipendenza e della terzieta', testimoniando cosi' il livello di civilta' del nostro Paese'.
 
La relazione del procuratore generale del presso la Corte di Appello di Napoli si e' aperta all'insegna delle proteste dei magistrati e degli avvocati penalisti. Fuori e dentro la sala dei busti molti, anche dipendenti e impiegati degli uffici giudiziari, hanno indossato al collo la fascia tricolore e al braccio il segno del lutto. E come avevano preannunciato le toghe napoletane si sono alzate e sono uscita dalla Sala dei Busti di Castelcapuano. I magistrati si sono allontanati tenendo in mano la Costituzione e qualcuno sventolava anche 'l'Unita'.
 
I magistrati associati di Palermo hanno disertato la cerimonia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario con il ministro della Giustizia Roberto Castelli . Presente il Procuratore capo di Palermo Pietro Grasso.
 
Decine e decine di persone sono confluite in piazza della Memoria, alle spalle del palazzo di Giustizia di Palermo, per la contromanifestazione dei magistrati dell'Anm. Altissima l'adesione dei pubblici ministeri di Palermo. Due gli striscioni srotolati da componenti di diverse associazioni: in uno si ricorda che i giudici 'Falcone e Borsellino non sono morti invano'.
 
Durissime le parole del procuratore Generale di Catania, Giacomo Scalzo: 'Sono ultrattivo nelle mie funzioni oltre ogni sopportazione, ma se la riforma voluta dal ministro Castelli e dalla coalizione della Casa delle Liberta' sara' varata ed entrera' in vigore, questa relazione sara' l'ultima della mia lunga legislatura'.
 
Nel corso del suo intervento all'inaugurazione dell'anno giudiziario di Palermo, è  lo stesso Guardasigilli a paragonarsi al fanciullo di Andersen .Il ministro della Giustizia Roberto Castelli come il bambino della favola 'I vestiti nuovi dell'imperatore' di Hans Christian Andersen, 'un fanciullo che rappresenta non solo l'innocenza ma anche la capacita' di guardare la realta' senza le lenti deformanti dell'ideologia, mascherando l'inganno del pensiero unico e della mistificazione'.
 
'Gli iniziali tentativi di dialogo sulla riforma dell'ordinamento giudiziario sono stati spazzati via da chi ha preferito la prova di forza contro l'opera riformatrice del governo e del Parlamento'. E' quanto dice il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Secondo il Guardasigilli, che ha parlato dinanzi ad una platea di autorita' e pochi magistrati della requirente, fatta eccezione per il procuratore capo di Palermo Pietro Grasso e due Pm, 'e' prevalsa in alcuni l'idea che dialogo significasse diritto di veto, oppure il tentativo di discutere sine die in attesa della fine della legislatura'.
 



 
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