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15 gen 2005OPINIONI / L'AVVENTURA ITALIANA NELLE TANGOBOND ARGENTINE : UNA STORIA INIZIATA MALE CHE PUO' FINIRE PEGGIO ++ di Daniele Marconcini++


(Italia Estera) BUENOS AIRES -  L'inizio del 2005 sembra aver segnato una svolta per l'Argentina dopo tre anni di crisi. Nell'ultimo anno infatti il PIL del paese è cresciuto del 9%
(dopo il collasso dell'11% del 2002) che dovrebbe continuare con un trend di sviluppo dell'8%. Anche la disoccupazione è calata di almeno sette punti ,a fronte di un picco del 20% al culmine della crisi. Naturalmente la  svalutazione ha visto il ritorno degli investimenti stranieri,soprattutto dal Brasile  e cosa meno ovvia,anche dalla Cina e dalla Corea del Sud.

Un detto gaucho recita che " se vuoi capire come va l'Argentina,devi guardare come va la campagna" e qualcosa di vero ci deve essere se l'Argentina ha guidato la sua riscossa,oltre che con un boom turistico,soprattutto con un rilancio dell'agricoltura.Tutto questo è
chiaramente percepibile dall'ottimismo che ostentano gli italo-argentini che incontri: tutti sono convinti infatti che il Paese abbia intatte tutte le risorse e le capacità per riprendersi e che il disastro economico sia avvenuto, solo a causa della sciagurata politica finanziaria degli ultimi governi Menem .

Un successo della strategia della "fiducia interna"  che attribuisce il miracolo argentino alla politica economica del presidente Nestor Kirchner, il peronista insediato nel maggio 2003. Una politica  esattamente contraria a quella prescritta dal Fondo Monetario internazionale.

Nel frattempo però l'Argentina non può dire di avere già vinto la sua battaglia: il 43% della gente vive tuttora sotto il livello di povertà con il rischio che i poveri diventino sempre piu' poveri e i ricchi sempre piu' ricchi. Questo se non si metterà mano allo stato sociale,a cominciare da sanità e previdenza , ponendo  un limite ad una deregulation che ha creato
un mercato del lavoro senza regole e tutele.

Il passo che ora il Governo argentino intende compiere è quello di riconquistare una nuova credibilità internazionale garantendo d'ora in avanti ,a detta del Ministro dell'Economia Lavagna ,che gli  investimenti stranieri saranno sicuri e redditizi.

Enunciazioni che stridono però fortemente con la proposta  presentata in questi giorni dal governo Kirchner per ripianare il pauroso debito pubblico, determinato dall'emissione di 88 miliardi di dollari di obbligazioni argentine andate in fumo: le famose Tangobond. Una proposta che il governo argentino ha furbescamente orchestrato con una rinegoziazione dei propri titoli pubblici in default di cui propone un rimborso entro 30 anni e ,un valore nominale non superiore del 30% dell'emesso.

Una iniziativa a dir poco spregiudicata se si considera  che è il piano di ristrutturazione è il piu' avaro della storia e non gode dell'appoggio del  Fondo Monetario.Il governo argentino si dice però fiducioso di raggiungere il 70% di adesioni sia perchè gode del pieno appoggio dei creditori interni (che rappresentano il 40% dei del debito ) e sia del probabile appoggio dei
fondi istituzionali,specie nord americani ,che hanno diluito le perdite e puntano ad una rapida chiusura della vicenda.

E l'Italia? Liquidata la storiella iniziale del coinvolgimento nell'acquisto dei bond da parte di quattro vecchiette poco ci manca che siano coinvolti ben mezzo milione di risparmiatori italiani,esattamente 450mila. Risparmiatori che hanno comprato un quinto degli  88 miliardi di dollari,diventati 100 con gli interessi. Risparmiatori che verrebbero di fatto saldati in modo iniquo ed inaccettabile.

Non deve quindi stupire se il Presidente Stock della task-force che dovrebbe tutelare gli interessi italiani ,nell'audizione in Parlamento ,abbia parlato del "piu' grande imbroglio trasparente della storia"perpetrato dal Governo argentino, invitando tutti gli interessati a
boicottare l'offerta di Buenos Aires.

Ma qualche autocritica dobbiamo pur farcela anche noi. E' palese ,seppur con i dovuti distinguo e senza generalizzare , la pesante responsabilità delle banche italiane ree di non aver messo sull'avviso i possibili acquirenti come appare grave che non si sia ancora intervenuti con una riforma di legge per tutelare il risparmio nazionale  dopo i crac Parmalat
e Cirio e per l'appunto delle tangobond.

Appare infine incredibile che nonostante l'Italia sia l'azionista di maggioranza relativa dell'azienda Argentina in fallimento ,il nostro governo non abbia puntato ad una trattativa diretta con il governo Kirchner lasciando indifesi i singoli cittadini nei confronti di un paese straniero.

Un governo quest'ultimo che, pur avendo  rotto apprezzabilmente un atroce silenzio sugli anni piu' bui della dittatura , non sembra aver avuto la forza o forse il coraggio di perseguire le responsabilità ,anche personali, della drammatica crisi economica argentina. Un atteggiamento in ogni caso mortificante nei confronti di un paese di riferimento come l'Italia e di coloro che, nel nostro paese ,si stanno adoperando per la rinascita dell'Argentina e a favore delle nostre comunità di discendenti.

Se l'Argentina ce la farà ,come certamente ci auguriamo, probabilmente dimostrerà la capacità di rinascita di un popolo  non certamente quella di una classe politica  incapace di fare i conti con le proprie responsabilità.

DANIELE MARCONCINI
Rappresentante del Consiglio Regionale Lombardo nella Consulta
dell'Emigrazione






 
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