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07 ott 2004ITALIANI ALL’ESTERO / TRUFFA CHE VA, TRUFFA CHE VIENE ? ++di Dino Nardi++

ZURIGO - Il fregare, o cercare di fregare, il prossimo, in genere quello più sprovveduto, è sicuramente uno dei “mestieri” più antichi. Non poteva, quindi, non attecchire anche in emigrazione e, per quanto ci riguarda più da vicino, in Svizzera. Gli emigrati più anziani ricorderanno certamente le varie e tristi vicende truffaldine degli anni sessanta e settanta in cui vennero fregati, per migliaia di franchi svizzeri, tantissimi emigrati italiani attraverso le famose rimesse di denaro in Italia che, in molti casi, non arrivavano mai a destinazione ma rimpinguavano, invece, le tasche di disonesti operatori di sedicenti “Uffici cambi” che operavano in particolare nella Svizzera tedesca. Truffe di cui parlarono ampiamente i media locali e che furono anche oggetto di un convegno-denuncia organizzato a Zurigo, ancora agli inizi degli anni ottanta, dal Coordinamento delle strutture UIL in Svizzera.

Successivamente, diventando sempre più difficile continuare ad utilizzare il sistema delle rimesse, i furbastri nostrani escogitarono lo specchietto per le allodole della “Casa in Italia”, ovvero speculando sul sogno di ogni emigrato di costruirsi o acquistare una casa o un appartamento in Italia. Un sistema truffaldino basato sull’allettante prospettiva offerta agli emigrati di poter ottenere in Italia dei finanziamenti pubblici o mutui agevolati, spesso improbabili, condizionati, peraltro, da un cofinanziamento dell’interessato stesso che, ove non fosse stato in condizioni economiche di poter disporre di un suo capitale, poteva superare facilmente l’ostacolo indebitandosi attraverso il così detto “prestito al consumo”, anche per diverse decine di migliaia di franchi svizzeri, presso un Istituto bancario elvetico, magari suggerito dallo stesso procacciatore che lo aveva contattato il quale avrebbe, così, guadagnato anche su questa transazione bancaria.

Naturalmente il cofinanziamento richiesto (capitale proprio o “prestito al consumo” che fosse) finiva , poi, nelle tasche di quei furbastri… ed il malcapitato aveva voglia di continuare a sognare la casa in Italia! Questo ingegnoso, quanto truffaldino, sistema, con alcune varianti, è sopravvissuto, quantomeno, sino alla fine degli anni novanta e qualche furbastro è anche finito nelle maglie della giustizia svizzera, pur nell’oblio delle cronache giornalistiche.

Ma nei giorni scorsi dalla stampa ticinese (Il Corriere del Ticino del 21.9.2004) è stata data la notizia che si è finalmente conclusa la causa giudiziaria, pur dopo circa 10 anni e con il rischio di prescrizione, contro l’ideatore della prima (?) truffa impostata in Svizzera sul “sogno della casa in Italia”, un certo Pierluigi Paloschi (un giornalista, a suo tempo, conosciuto anche nell’ambito dell’emigrazione italiana), che è stato condannato a 18 mesi di reclusione per truffa perpetrata a danno di ben 406 persone per un ammontare di 13,5 milioni di franchi svizzeri di cui solo 9,5 sono stati recuperati.

Una truffa messa in atto attraverso alcune società di intermediazione tra cui la più nota era l’ ITALCASA, la cui pubblicità, sui media di lingua italiana editi in Svizzera, ricorderanno ancora molti emigrati italiani, certamente quelli più anziani.

Purtroppo, nonostante questo ed altri casi truffaldini, assurti agli onori della cronaca, a danno di tanti lavoratori emigrati italiani, abbiamo il forte timore che ci sia ancora oggi chi ci riprova, sia pure attraverso sempre nuovi marchingegni. Infatti ci risulta che, ultimamente, vi sono lavoratori italiani che, al momento del pensionamento, vengono avvicinati da personaggi che offrono loro l’opportunità di investire il capitale incassato dal Secondo Pilastro (Cassa Pensione Aziendale) in strane operazioni con l’allettante prospettiva di un alto tasso di rendimento.

Non vorremmo che anche dietro queste proposte si nascondesse il solito raggiro del solito furbastro ad uso di sprovveduti pensionati. Purtroppo, pur avvertiti del rischio, chissà in quanti hanno già abboccato, ed abboccheranno, spinti dal miraggio di facili guadagni. Speriamo di non dover essere testimoni di un’ennesima truffa!

Dino Nardi





 
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