ROMA. Niente seduta notturna, ieri, per continuare a votare la riforma costituzionale. Il presidente della Camera Casini, in assenza di un accordo tra i gruppi parlamentari, ha scelto una via di mezzo, scrutini fino a tardi, ma non oltre le 22. Intanto, a ora di cena, Berlusconi ha fatto il punto sulla riforma a palazzo Chigi, con il ministro Calderoli e i capigruppo della Casa delle libertà. È infatti arrivato il momento di sciogliere alcuni importanti nodi della nuova Costituzione.
C’è ancora molta incertezza, prima di tutto, sulle competenze legislative e l’iter di formazione delle leggi. Tra quelle prese in esame dal ministro e dai “tecnici” della Casa delle libertà ci sarebbe anche l’ipotesi di coinvolgere il presidente della repubblica nella formazione delle leggi. Ieri, poi, l’Udc ha esplicitamente chiesto a Calderoli e agli alleati “un supplemento di attenzione” per migliorare non solo le norme sull’iter legislativo ma quelle sul premierato.
Il deputato centrista Giampiero D’Alia si è anche detto convinto che una certa intesa con l’opposizione si può trovare, “al di là delle dichiarazioni alla stampa e del no secco pronunciato da Prodi”.
Le riserve dell’Udc sul premierato, obiettivo irrinunciabile di An, inducono subito Gianfranco Fini a precisare che la Camera “lo sta già migliorando”.
“Da come ne parla l’opposizione”, dice il vice premier, “sembra che il nostro sia un modello di premierato assoluto, forte, devastante, ma in realtà non è niente di tutto questo”. “Non è nè forte nè debole, è solo un modello al quale An dà un’importanza rilevante e che stabilisce in modo incontrovertibile che la maggioranza che deve governare il paese è quella scelta dagli elettori e che non si forma il parlamento in base agli accordi tra i partiti”.
Sembra dunque scontato un allungamento dei tempi per il via libera di Montecitorio, che ieri ha comunque votato diversi articoli della riforma, sui regolamenti parlamentari, i diritti delle minoranze, le elezioni dei presidenti di Camera e Senato federale. Per Calderoli, se l’approvazione slitta di qualche giorno è un ritardo “fisiologico”. Il ministro ha invece insistito perchè esca un testo definitivo.
“La maggioranza si fermi nel suo sconclusionato e pernicioso cammino”, chiede il leader della Margherita Francesco Rutelli, “se ciò avverrà, l’opposizione è pronta a confrontarsi sui necessari aggiustamenti della riforma del Titolo V della Costituzione. Ma”, avverte Rutelli, “se si confermasse la devolution, se si andasse avanti con la modifica a colpi di maggioranza di quasi 50 articoli della Carta fondamentale, la via obbligata e diritta sarà quella di una totale contrapposizione nel referendum popolare”.