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08 ago 2003MARCINELLE / L’intervento di Franco Narducci Segretario Generale del CGIE


MARCINELLE - Nel corso della commemorazione che ha avuto luogo al Centre Espace Meeting Européen di Charleroi Il Segretario Generale del CGIE Franco Narducci ha pronunciato questo intervento:

Ringrazio vivamente la comunità italiana in Belgio che anche quest’anno si è raccolta numerosa per ricordare i minatori caduti a Marcinelle.
Come tanti italiani prima di loro, erano giunti nei bacini carboniferi in Belgio spinti dal bisogno di trovare un lavoro e dalla speranza di costruire un avvenire decoroso, identificato quasi sempre con la famiglia, ma anche con un forte senso della solidarietà e di rabbia contro le ingiustizie, lo sfruttamento e l’abbandono. E grazie al conforto di questi valori riuscivano a superare l’impatto drammatico con il lavoro in miniera e le condizioni tragiche in cui esso si svolgeva.
“Erano muscolosi e belli come guerrieri”, così li immagina Valentina Mancinelli, alunna della scuola elementare, in una poesia dedicata ai sette minatori molisani che l’8 agosto del 1956 morirono insieme ad altri 255 lavoratori nella terribile tragedia di Marcinelle. L’Italia che oggi è nel novero delle otto maggiori nazioni industrializzate è risorta dalla macerie della guerra ed è uscita dalle pesanti condizioni di povertà grazie anche al contributo dei minatori, che con le loro rimesse hanno sostenuto per anni l’economia di interi Paesi ed hanno allentato la morsa della disoccupazione di svariate Regioni.
La catastrofe che costo la vita a 136 lavoratori italiani, pose fine all’accordo bilaterale italo-belga del 1946 che prevedeva l’invio di braccia in cambio di carbone, in virtù del quale 50mila minatori italiani si sarebbero trasferiti in Belgio. E mise sotto gli occhi di tutti, autorità e opinione pubblica, il prezzo umano e sociale pagato dai minatori italiani, che oltre a dover superare ben tre visite mediche di idoneità erano sottoposti a condizioni di lavoro inumane.
Grazie all’impegno profondo, devoto del Ministro Tremaglia, Marcinelle è assurta a emblema ufficiale del sacrificio e del lavoro italiano nel mondo. Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero vuole esprimere anche in questa occasione i sentimenti di solidale partecipazione alla commemorazione della tragedia di Marcinelle, che ha tristemente determinato la storia di intere famiglie e della comunità italiana in Belgio.
Così come desidera ricordare il prezzo in vite umane tributato al progresso dai nostri connazionali in ogni parte del mondo, un sacrificio doloroso pagato per costruire una nuova società del lavoro centrata sui valori della partecipazione, della giustizia sociale, della sicurezza e salvaguardia della salute.
La commemorazione celebrativa dell’8 agosto deve dare voce e conservare viva la memoria storica dei succitati valori e dei protagonisti di una vicenda altamente densa di significati anche per l’Italia di oggi, divenuta terra di emigrazione. Come cittadino italiano residente all’estero e nel mio ruolo di Segretario Generale del CGIE desidero ringraziare il Ministro Tremaglia per i Suoi continui e pubblici richiami ai “disperati di oggi” e all’ammonimento per “un’accoglienza assoluta”.
Il mercato del lavoro italiano, cresciuto per anni senza una seria politica di orientamento professionale, ha bisogno del lavoro degli immigrati: molte mansioni lavorative, specie se disagevoli e faticose, ma comunque necessarie, sono rifiutate dagli italiani.
La riflessione e la conoscenza dell’esperienza del nostro passato sono fondamentali, quasi una precondizione per affrontare i processi che oggi, di fronte all’europeizzazione, alle trasformazioni del lavoro e alle nuove migrazioni, ci pongono dall’altra parte.
Questi processi c’interrogano e dobbiamo chiederci se potranno portare ad una società e ad un mondo più civile, o se dobbiamo rassegnarci ad un processo di economicizzazione della società e ad un depauperamento della dimensione solidale.
Di fronte alle sfide che attendono il nostro continente, dovremmo forse richiamare l’esperienza dell’emigrazione per ribadire l’uguaglianza dei diritti su cui è stata costruita l’Europa, diritti che collocano la libera circolazione delle persone a condizione essenziale per una concreta integrazione sociale e politica dell’Europa. In questo momento di grandi transizioni in cui in varie nazioni europee i fenomeni dell’intolleranza xenofoba e del razzismo hanno spesso invaso il terreno d’azione della politica, va riaffermato più che mai l’insegnamento delle migrazioni italiane e internazionali, un fenomeno antico e sempre nuovo, connotato dalle vicende, spesso drammatiche ma anche felici, di milioni di persone costrette a lasciare i propri luoghi e la propria gente per costruire altrove un avvenire di dignità, di riscatto e di civiltà.
Il grande incremento delle presenze di immigrati in molti Paesi europei ha aumentato i problemi connessi con l’accoglienza, l’inserimento sociale e occupazionale e l’accesso ai servizi territoriali. È però aumentata consistentemente la percentuale degli infortuni sul lavoro, un andamento che si comprende analizzando i settori di attività lavorativa degli occupati extracomunitari, tradizionalmente ad alto rischio come i cantieri o l’industria pesante. Tra gli immigrati vi è un forte bisogno di informazione contro i rischi di infortunio e di formazione per prevenirli, allo scopo di evitare dolorose sciagure del lavoro.
L’Italia che per oltre un secolo e mezzo ha vissuto il fenomeno dell’emigrazione di massa, ha l’opportunità per rilanciare durante il suo semestre di presidenza dell’Unione Europea strategie di politica sociale sul terreno dell’immigrazione, per promuovere l’integrazione nel rispetto dell’identità e per concertare a livello europeo una politica che punti sul coordinamento, non solo legislativo, delle iniziative per far fronte a situazioni esplosive come l’immigrazione clandestina, i sans-papier e il lavoro nero che coinvolge gli immigrati.
È una sfida non facile da superare, ma l’Italia che si raccoglie ogni anno a Marcinelle per ricordare e onorare l’odissea vissuta dai nostri connazionali negli anni delle miniere, può essere protagonista credibile nella costruzione di un progetto di ampio respiro.





 
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