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21 ott 2003IMMIGRATI/ Un commento di Claudio Giacomelli (Alleanza Tricolore) sulla proposta


ROMA - Il commento del prof Claudio Giacomelli (nella foto) Segretario Generale di Alleanza Tricolore (ATASIM) sulla proposta di legge di AN sul voto amministrativo agli immigrati

Eh no, cari signori che state vendendo fischi per fiaschi.
Consentire il voto amministrativo agli immigrati e basta è quanto meno dichiarazione tanto sommaria quanto inconcludente.

Voglio prescindere dal fatto che gli italiani in questo momento si aspettano ben altre iniziative governative e parlamentari su altri temi e con contenuti concreti: vedi caroprezzi, assistenza, previdenza, sanità, qualche soldino in più per le famiglie, infrastrutture, sviluppo, ricerca e chissà quanto altro ancora prima di arrivare agli immigrati extracomunitari. Sì proprio degli extracomunitari si parla, perché per quelli comunitari non ci sarebbe alcun problema anche nella prospettiva che la Carta Costituzionale Europea dichiari solennemente le radici giudaico-cristiane dell’Europa (vedi Papa ed altri).
Si sentono in giro corbellerie del tipo: ci sono 60 milioni di oriundi italiani sparsi per il mondo che danno lustro all’Italia; più di trecento sono i parlamentari di origine italiana sparsi nei parlamenti dell’orbe terraqueo; esiste una miriade di ditte e professionisti con nome italiano sulla faccia della terra. Il tutto vorrebbe dimostrare che l’Italia da sempre sente le problematiche dell’emigrazione e che quindi non c’è alcuna novità nel trasferirle in quelle dell’immigrazione.

Il riverito Ministro Tremaglia si spinge a dire che l’Italia dette la cittadinanza ai libici. Qualcun altro ricorda la seconda strofa di “Faccetta Nera” dove si canta la volontà di far diventare italiana quella “faccetta”.
Ma scusate, non era il tutto in un contesto assai diverso?
Allora sono sparate demagogiche o ricuciture di un evidente strappo provocato da un’inopportuna uscita del Manovratore che Storace dice di non voler disturbare. Allora i colonnelli, capitani e perfino qualche sergente, tutti presi in contropiede insieme ai soldati e caporali, si affannano a trovare più o meno erudite fandonie che facciano da ventose nell’incessante arrampicamento sugli specchi.

Proviamo a fare un po’ di analisi.
Quei sessanta milioni di originari italiani sparsi per il mondo, forse sono anche settanta milioni, sono l’evidente dimostrazione che se non sono più italiani si sono dovuti “naturalizzare” canadesi, statunitensi, australiani, argentini, brasiliani, venezuelani, tedeschi, belgi, francesi, svizzeri eccetera eccetera. Cioè hanno dovuto avere le caratteristiche per diventare cittadini a tutti gli effetti legali e civili di quegli Stati ove abitavano e secondo le leggi di quegli Stati.

Guarda caso quei tre milioni di italiani iscritti alle AIRE e censiti dai consolati sono quelli che, per essere rimasti italiani, voteranno per l’Italia, ma non votano per i Paesi ove risiedono anche se sono Paesi della Comunità Europea. In qualche Paese è stato loro consentito di costituire delle specie di Consulte e basta. Eppure quei nostri connazionali ed ex connazionali non hanno certamente stravolto le culture, le abitudini ed i riti di quei Paesi. Non sono andati là con tre mogli e dodici figli, né si sono presentati a volto coperto, né hanno ritualmente e brutalmente sgozzato agnelli, né voluto costruire luoghi di culto arditi ed inconsueti (a proposito: elimineremo tutte le leggi paesaggistiche di salvaguardia dell’ambiente originario? ), né rivoluzionato il calendario, né chiesto la soppressione dei crocefissi nelle aule, e mi fermo qui per pietà del lettore.

Gli ipersensibili agli extracomunitari sembrano invece sordi alla pressanti istanze di riacquisto della nazionalità di quegli oriundi che dignitosamente vogliono scappare dai Paesi d’accoglienza dei loro avi.
Quei poveretti invece sono extracomunitari come gli altri, ma dignitosamente non entrano come clandestini e fanno la fila di anni davanti agli asfittici consolati. Non è aver pelo nello stomaco ?

Allora per sostenere la bolsa idea del voto agli immigrati, si eviti di prelevare dalla grande esperienza dell’emigrazione italiana nel mondo attinenze e similitudini che non hanno alcun fondamento.
Molto rimane da scrivere. Ora voglio ribadire che questa brutta faccenda potrebbe sgonfiarsi completamente quando si intraprendesse la strada di rivedere le norme sulla nazionalità o sulla naturalizzazione, però uniformandole in tutti gli Stati della Comunità Europea. Non avremmo cittadini pieni, mezzi ed un pochino. I diritti ed i doveri sarebbero conosciuti ed uguali per tutti. Non ci sarebbero più assurdi proclami utili solo per riacquistare una visibilità offuscata da personaggi telegenici e vicende imprevedibili.
Claudio Giacomelli



 
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