ROMA – Per accertare i rischi di contaminazione dall’uranio impoverito, ultimamente sono state promosse numerose campagne di informazione e di prevenzione nei riguardi di tutti i militari italiani, impegnati in missioni internazionali di pace, soprattutto nelle aree della Bosnia e del Kosovo.In proposito, il Ministero della Difesa ha istituito presso lo Stato Maggiore dell’Esercito un numero verde per i militari, che desiderino consultare un ufficiale medico per ulteriori delucidazioni.Sono stati così offerti, ai soli militari, assistenza ed esami medici gratuiti, mentre per i volontari civili e gli operatori umanitari non è stato ancora adottata alcuna misura cautelare. Eppure, il numero delle persone, impegnate per periodi variabili in attività umanitarie nelle cosiddétte zone a rischio supera le 5.500. Appaiono, dunque, legittime le preoccupazioni e le richieste di aiuto alle autorità. Per questo motivo, il Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), i cui volontari prestano da otto anni servizio nell’area balcanica, chiede al governo un incontro per: istituire un numero verde o estendere quello già esistente ai volontari ed agli operatori umanitari; offrire assistenza, esami, controlli gratuiti come avviene per i militari; costituire un’”anagrafe” di tutti i volontari, all’epoca presenti nelle aree interessate, al fine di favorire l’espletamento di interventi di monitoraggio e di controlli anche in futuro”.